giovedì 7 giugno 2018

Architettura industriale: Gazometro

Lo conosco da sempre, da quando era in piena attività e forniva il gas necessario a buona parte della città. È ubicato In prossimità del Tevere, in quella che era considerata la parte industriale della città: zona modesta di fabbriche e caseggiati abitati per lo più da operai e quindi piuttosto modesti. La sua funzione è terminata quando è avvenuta la distribuzione del metano, praticamente negli anni ‘70 a seconda delle zone, ed è rimasta la sua impalcatura metallica imponente che si vede un po’ dovunque  spiccando nel panorama cittadino per la sua unicità (altri due gazometri lì accanto sono più piccoli e difficilmente possono essere notati). Ora la zona è diventata di moda, si è trasformata, sono stati aperti tanti locali ed è frequentatissima fino a notte inoltrata. Il vecchio apparato industriale rimane per definire una parte della città e talvolta la sua struttura viene completamente illuminata e allora fa veramente la sua figura: peccato che ciò avvenga raramente.



venerdì 4 maggio 2018

Il percorso del trionfo.

Nell’ultimo post ho parlato del corteo in costume svoltosi per celebrare il Natale di Roma; ho anche specificato che son riuscito a vedere ben poco. Penso che sia necessario rivedere l’organizzazione in modo che la sfilata sia più fruibile da tutto il pubblico, romano e non, peraltro molto numeroso e interessato. E allora perché non mettere delle transenne lungo il percorso, almeno nelle strade che lo permettono? E soprattutto perché non seguire il tracciato degli antichi trionfi? Anche se in modo relativamente preciso il tentativo potrebbe essere fatto. La versione più accreditata di quale fosse il tragitto dei cortei è la seguente: dopo la partenza e un giro nel Campo Marzio, l’ingresso nella parte sacra della città (dove normalmente non si poteva entrare in armi) avveniva attraverso la porta Carmentale, poi rinominata Triumphalis, (vedi post “Una porta trionfale”). Salendo lungo il vicus Iugarius, si entrava nel foro e, dopo una deviazione, si prendeva il vicus Tuscus, alle pendici del Palatino, che conduceva fino al Circo Massimo. Questo era attraversato in tutta la sua lunghezza, e poi, passando per il vicus Fabrici (oggi via San Gregorio) tra Palatino e Celio si giungeva nella Sacra via all’interno del foro. Il corteo si concludeva, salendo per il Clivus Capitolinus, nel massimo tempio della città, quello di Giove Capitolino, nella parte più alta del colle. Mi sembra evidente che non tutto è possibile replicare (ad esempio credo che il vicus Tuscus non sia percorribile), però il tracciato, riportato nella figura seguente, potrebbe essere un valido sostituto molto prossimo all’originale.





lunedì 23 aprile 2018

Natale di Roma 2018

Siamo nell'anno "MMDCCLXXII Ab Urbe Condita"
Auguri Alma Roma!
Indubbiamente gli anni cominciano a farsi sentire. Non sono pochi. Nonostante i saccheggi, l'incuria, i vandalismi e il degrado, tu rimani sempre bellissima per chi ti ama.
Non so tra quanto e se lo potrò vedere, ma riacquisterai l'importanza che ti compete, come successo in diversi momenti della tua lunga storia. 
Nell'occasione di questo anniversario sono stati allestiti diversi eventi, non so se del livello che meriteresti. Io, purtroppo, ho potuto partecipare solo alla sfilata del corteo storico. Non so giudicare quanto sia riuscito, dato che vedere qualcosa nella posizione in cui mi trovavo era piuttosto complicato. E questo, anche se i partecipanti hanno provato a fare del loro meglio, non depone molto a favore dell'organizzazione.
Basta guardare le foto che riporto più avanti: è vero, siamo alla partenza al Circo Massimo ma la confusione e la calca è veramente tanta. Meglio sarebbe stato se l'intero percorso fosse stato transennato.































Dirò, in un prossimo post, quale sarebbe dovuto essere,secondo me, il percorso del corteo per avvicinarci ad un minimo di credibilità storica.

domenica 15 aprile 2018

Castrum Caetani

Sicuramente tra i tanti mausolei rimasti lungo la via Appia il più bello, ma forse dovrei il meglio conservato, è quello di Cecilia Metella, poco distante dalle mura antiche della città.







Si nota da lontano con la sua caratteristica forma a cilindro per una particolarità: risalta perché conserva ancora la stragrande maggioranza delle lastre di travertino che lo ricoprono non essendo stata troppo esposta  ad atti vandalici di spoliazione. E pensare che tutti i monumenti di Roma antica potremmo vederli in modo simile se i marmi, le colonne, i fregi ecc. non fossero stati asportati per soddisfare la mania di grandezza della Chiesa e dei vari nobili romani! Un detto famoso lo ricorda: Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini


Nel fregio riportato di lato, si può vedere, inserito tra due caratteristiche ghirlande ornamentali un capo di bove, anch'esso fregio decorativo, da cui prende nome il sito in cui si trova la tomba.
Un altro importante motivo della conservazione di questo mausoleo dipende dal fatto che fu inserito in un castro occupante la via Appia: quello che è chiamato Castrum Caetani, anche se la famiglia cui deve il suo nome, lo ebbe in proprietà per un tempo piuttosto breve. Rimangono dei cospicui resti del palazzo, costruito a ridosso del mausoleo, e della chiesa situata nella parte opposta della strada. Questa presenta solo la struttura portante: la copertura, probabilmente in legno è andata perduta. Il complesso, con resti di epoche molto distanti tra loro, si presenta ai nostri occhi come un luogo d’indubbio fascino.





Un arco di sostegno dei piani superiori
Antichi resti conservati nel cortile



Bella raffigurazione antica dei fasci littori simbolo del potere di Roma
Contrafforti della chiesa
Facciata della chiesa























E poi alla fine rimane sempre il bel basolato dell'Appia Antica, la "Regina Viarum".


lunedì 19 marzo 2018

Il Faro


Dal colle del Gianicolo si gode una stupenda veduta di Roma e ogni turista che viene in visita non manca di passarci almeno una volta. In genere ci si ferma sul grande piazzale Garibaldi e meglio se a mezzogiorno perché proprio lì sotto è consuetudine far sparare un colpo di cannone. Sicuramente questa di cui parlo, è la veduta più conosciuta ma, scendendo poco in basso, lungo la passeggiata del Gianicolo ci s’imbatte in un piccolo piazzale da cui la vista è altrettanto bella se non addirittura migliore.











E poi lì c’è un’altra particolarità, ci si trova sotto un maestoso faro di pietra bianca donato all’inizio del XX secolo dagli italiani d’Argentina. Il faro ha la particolarità di emettere la luce del tricolore, per cui da lontano è possibile vedere i colori alternarsi a ricordare l’unità d’Italia. Peccato che ora si accenda solo in occasione di qualche festività nazionale. Quando ero bambino, invece, era sempre funzionante e mi divertiva, passando con il tram sul lungotevere, guardare la luce del faro, sperando di vederla cambiare di colore. Un’ultima particolarità: soprattutto in questo periodo dell’anno, in cui gli alberi sono spogli, basta girarsi per avere una visione ravvicinata della cupola di San Pietro!




giovedì 8 marzo 2018

La Rinascente... è rinata!


Era un’abitudine. Per me quel bel palazzo, “Bocconi” così si chiama, elegante nelle forme e costruito alla fine dell’ottocento su modello di quelli di grandi capitali europee, era semplicemente “La Rinascente”.
Da diversi anni, però, anche se è rimasto pressoché uguale e si continua a chiamarlo con quel nome, non è più lui, non c’è più “La Rinascente”, bensì un altro marchio famoso. Non che io fossi un cliente abituale del vecchio magazzino ma sapere che era lì da tanti anni con le stesse caratteristiche di sempre, era quasi rassicurante. Ora, dopo tanti anni di esilio in dei piccoli locali, “La Rinascente” è rinata. Non più nel suo palazzo originario ma non molto distante, lungo “via del Tritone”: l’interno, anche se non presenta più il suo aspetto liberty, è molto bello, moderno, più elegante e costituito tutto da stand di grandi firme. Ciò malgrado io provo ancora un po’ di nostalgia per quando si trovava nel suo posto originario che ha mantenuto per più di un secolo. Non tutto, però, viene per nuocere: dalla terrazza, dove è stato realizzato un roof garden, si gode



la vista unica di un campanile, quello di Sant’Andrea delle Fratte, difficilmente visibile dal basso, opera famosa e poco conosciuta di Borromini. Nel piano interrato, invece, una nuova sorpresa, una grande scoperta archeologica: i resti cospicui dell’acquedotto romano dell’acqua “Virgo” e altri notevoli resti, tra cui quelli di una domus di epoca imperiale. Non sarà più il vecchio palazzo ma la veduta dalla terrazza e i ritrovamenti archeologici attenuano molto il dispiacere nostalgico.




sabato 4 marzo 2017

Riflessi.

All'inizio mi ero prefisso di non mettere mai su questo blog foto della Roma monumentale, turistica, quella consueta e più conosciuta. Mi sembrava di fare una cosa scontata. Stavolta però non resisto alla tentazione. Quelle di oggi sono foto in notturna (ed è la prima volta che ne faccio uso) e quello che mi affascina maggiormente sono i riflessi nel fiume. Fate una passeggiata serale sulla sponda sinistra del Tevere da ponte Duca d'Aosta a ponte Umberto (senza tralasciare un attraversamento del fiume andata e ritorno su ponte Sant'Angelo). Ne vale la pena.






giovedì 1 settembre 2016

Passeggiando con il naso in aria


All'inizio di via della lupa

All'angolo di piazza Sant'Ignazio

In via Piè di marmo

Elefantino della Minerva

Targa sotto l'elefantino della Minerva

Affreschi sulla facciata di un palazzetto a Sant'Eustachio
Dovrebbe essere l'ingresso della locanda
del Donzello




Fregio all'ingresso dell'antica locanda del Donzello
 dove si svolge l'azione del libro "Imprimatur"


Hostaria dell'Orso. Laterale.

martedì 16 agosto 2016

Trionfi e lamenti (1)

Continuiamo lungo lo svolgimento dell'opera. Bisogna riconoscere che io non son riuscito a dare ad ogni rappresentazione la sua spiegazione. Talvolta i riferimenti son rappresentati con ironia (uno per tutti l'incontro di Marcello e Anita di "La dolce vita" all'interno di una vasca da bagno). Forse i puristi storceranno il naso, a me sembra simpatico. D'altra parte il cadavere di Pasolini sull'asfalto è rappresentato invece con grande realismo. L'arte contemporanea è così.